Il mondo in bianco e nero? Michael Browne OP come Maestro dell’Ordine (1955-1962)

Nel necrologio pubblicato sul New York Times del 1971 il cardinale domenicano irlandese Michael Browne, fu definito “la voce della tradizione al Vaticano II”. Browne era considerato un severo conservatore da molti dei suoi contemporanei, ma il suo lavoro, come ha scritto Hugh Fenning OP, “deve ancora essere valutato dagli storici”.

Questo è il lavoro attualmente intrapreso da Sabine Schratz OP. Il suo studio intende contribuire a tale valutazione storica, indagando sul ruolo di Browne come Maestro dell’Ordine (1955-1962). Il suo mandato coincise con un periodo di cambiamenti nella Chiesa e nella società civile. Gli anni che precedettero il Concilio Vaticano II furono dominati dalle dispute sulla questione di un fondamentale e nuovo orientamento della Chiesa in rapporto alla modernità: lo scenario principale fu la Francia, dove i domenicani giocarono un ruolo di primo piano nel dibattito. Browne ebbe un’influenza decisiva sulle decisioni dottrinali di questi anni preconciliari, sia nei suoi uffici curiali (non ultimo quello di consultore del Sant’Uffizio) sia come Maestro dell’Ordine. Sorgono diverse domande: come Browne intendeva la missione universale dell’Ordine in questo periodo? Come si comportò con i “dissidenti” domenicani? Chi e cosa influenzò le sue decisioni? Affrontando queste domande, lo studio spera di gettare nuova luce non solo sulla storia dell’Ordine, ma anche della Curia e della Chiesa in generale alla vigilia del Concilio Vaticano II.

Curatrice del progetto:

Dr. Sabine Schratz OP